Vescovo di Ancira. Fu avversario degli ariani ai concili di Ancira e di Nicea.
In successivi sinodi fu accusato di sabellinismo, eresia che negava l'esistenza
di un'effettiva distinzione tra le persone della Santissima Trinità.
Deposto dalla cattedra episcopale, quando ebbe scritto una
Professione di
fede considerata ortodossa venne riabilitato prima dal sinodo di Roma, poi
anche dal Concilio di Sardica. Deposto ed esiliato per la seconda volta, fu
condannato per eresia dal Concilio ecumenico di Costantinopoli (m. 374
circa).